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FORMARSI (don Antonio Parisi)

2022-11-30 11:57

don Antonio Parisi

Paniere, Natale,

FORMARSI (don Antonio Parisi)

Formarsi (don Antonio Parisi)

Dimmi come canti, cosa canti, perché canti e ti dirò che cristiano sei. È proprio vero, dal modo di cantare si può valutare la fede e la vita cristiana di una comunità. È una urgenza ed oserei affermare una emergenza, che stenta a trovare un percorso formativo a tutti i livelli, dal sacerdote all’assemblea fino agli incaricati del canto sacro. Ma ciò che fa problema è il non percepire la povertà estetica, la mancanza di bellezza e armonia di una celebrazione. Ecco le parole taglienti e vere di Turoldo, il poeta della parola.

“La prima povertà che noto subito nel mio tempo, nella Chiesa, nelle nostre liturgie, è la povertà poetica; abbiamo proprio perso l’ispirazione (…) Povertà di poesia, di musica, di pittura; povertà di simboli. Ma sapete qual è la sintesi di tutta questa povertà, la radice di tutto? La povertà della parola, perché abbiamo tante parole, ma non abbiamo la Parola e in principio sta la Parola e non le parole” (D. M. Turoldo, Rapsodia, in P. Troia (a cura di), La musica e la Bibbia, Gramond, Roma 1992).

 

Ma anche i documenti fondamentali della Chiesa, frutto del Vaticano II sono molto chiari e categorici sulla necessità della formazione liturgica.

“Si curi molto la formazione e la pratica musicale nei seminari, nei noviziati dei religiosi e delle religiose e negli studentati, come pure negli altri istituti e scuole cattoliche. Per raggiungere questa formazione si abbia cura di preparare i maestri destinati all'insegnamento della musica sacra. Si raccomanda, inoltre, dove è possibile, l'erezione di istituti superiori di musica sacra. Ai musicisti, ai cantori e in primo luogo ai fanciulli si dia anche una vera formazione liturgica”. (SC, 115)

“La formazione di tutti i fedeli al canto sia promossa con zelo e pazienza, insieme alla formazione liturgica, secondo l’età, la condizione, il genere di vita e il grado di cultura religiosa dei fedeli stessi, iniziando già dai primi anni di istruzione nelle scuole elementari”. (MS, 18)

 

Cosa fare? Occorre un progetto musicale per le nostre chiese in Italia. Un percorso formativo che dia la dovuta importanza al canto liturgico. Bisogna difendere le ragioni della musica, dopo aver difeso le ragioni della liturgia. Non è più ammissibile una sciatteria e una trascuratezza all’interno delle nostre chiese.

Non possiamo più permettere durante una celebrazione che una voce non sia intonata, che il coro gridi senza un minimo di controllo vocale, che l’organo utilizzato sia soltanto e sempre una tastiera elettronica, lasciando dormire l’organo a canne.

Non è più concepibile che chi dirige un coro non abbia le indispensabili nozioni di base della materia.

E che dire dei canti in circolazione: scelti soltanto seguendo il criterio del “mi piace”, “che bello”, “è del mio autore preferito”; invece che attuare la pertinenza rituale di un canto e l’attenzione al rito e alle persone.

 

Sacerdoti, liturgisti, animatori, svegliatevi!!!   È arrivato il tempo dell’impegno. 

Cosa succede se il canto viene eseguito bene, a regola d’arte? Succede che diventa preghiera, doppia preghiera come dice sant’Agostino; diventa quel profumo d’incenso che si eleva al cielo, diventa la lode che la creatura e il creato innalza al suo Signore e Creatore.  

 

don Antonio Parisi

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