Il dinamismo dialogico con gli interventi acclamatori è e resta una pietra d’angolo della forma piena del celebrare, sia sul piano teologico-simbolico, che nel piano della efficacia gestuale-partecipativa. I “toni” inoltre, costituiscono il repertorio utile a creare il minimo indispensabile di unità “sovra-locale”: per questo sono riportati con notazione, all’interno dei libri liturgici.
(don Felice Rainoldi)
Don Felice Rainoldi, presbitero della diocesi di Como, il 31 dicembre 2015 ha concluso, sugli ottant'anni, una vita, eccezionalmente piena, di pastore (parroco), di musicologo, di liturgista, di musicista (compositore e direttore di coro), di docente, di ricercatore, e di attivo propulsore, nel nostro Paese, della riforma conciliare in campo liturgico-musicale.
Valtellinese puro sangue, ha fatto confluire nella sua operosa esistenza la tenacia alpina, la densità lacustre, la precisione dell'uomo in ricerca e la passione del musicista a 360 gradi. Dai suoi maestri, don Luigi Agustoni, il M° Luigi Picchi, i docenti del Pontificio Istituto di Musica sacra di Milano, ha assimilato non solo le necessarie competenze, ma soprattutto un'esigente serietà nella ricerca, e nell'elaborazione dei suoi risultati. Sono numerosi i suoi volumi di analisi e commento dei principali aspetti del canto e della musica nella celebrazione, rinnovata dal Vaticano II. La sua opera più impegnativa, un vero gioiello della storiografia musicale italiana, rimane la sua storia della musica sacra: Traditio canendi. Appunti per una storia dei riti cristiani cantati (Roma, 2000), ampia, strutturata, ricca di molta documentazione. Ma il suo senso pastorale, sentito anche come un impegno culturale, lo ha portato a dedicare molto lavoro, unitamente ai colleghi della vicina diocesi svizzera di Lugano, alla raccolta di canti Lodate Dio (1971), uno dei primi importanti repertori regionali di canti per la liturgia di oggi, di cui molti elementi, spesso di sua composizione, sono stati accolti nel Repertorio Nazionale (2009) della C. E. I. Oltre a un prolungato insegnamento nel Seminario diocesano di Como e alla sua attività di maestro di coro nella sua cattedrale, don Felice è stato un perno dei corsi estivi per animatori musicali, istituiti dall'area italiana di Universa Laus, gruppo di studio del quale peraltro fu uno dei membri "storici", come pure del Corso di perfezionamento liturgico-musicale (COPERLIM) della C. E. I., fiore all'occhiello fra le iniziative della Chiesa in Italia. Le attività dell'Ufficio Liturgico Nazionale lo hanno di frequente impegnato, fino al lavoro recente nel gruppo incaricato dei "recitativi" da inserire nella futura, nuova edizione del Messale Romano italiano. Ha speso i suoi ultimi anni, pur nella fatica della lotta contro la malattia, in particolare attorno a ricerche, preziose e originali, sulla storia religiosa della sua terra natale: a pochi giorni prima del suo commiato, ha ancora presentato pubblicamente il suo ultimo lavoro in questo campo.