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Avvento - riflessione

2024-11-13 09:32

don Antonio Parisi

Paniere, Avvento, Avvento 2024,

Avvento - riflessione

Una utile riflessione sull'Avvento

Dio viene

Dominus veniet! – Dio viene! Questa breve esclamazione apre il tempo di Avvento e risuona in modo particolare in queste settimane, e poi durante l’intero anno liturgico. Dio viene! Non si tratta semplicemente del fatto che Dio sia venuto, di qualcosa che riguarda il passato; non è neppure un semplice annuncio che Dio verrà, in un futuro che potrebbe non avere eccessiva importanza per il nostro presente. Dio viene: si tratta di un’azione sempre in atto; sta accadendo, accade ora e continuerà ad accadere con il trascorrere del tempo. In ogni momento, “Dio viene”: in ogni istante della storia il Signore continua a dire: «il Padre mio opera sempre e anch’io opero».

L’Avvento ci invita a prendere coscienza di questa verità e ad agire in conformità. «è ormai tempo di svegliarvi dal sonno»; «vegliate [...] in ogni momento»; «quello che dico a voi, lo dico a tutti: Vegliate!». Sono richiami della Sacra Scrittura nelle letture della prima domenica di Avvento, che ci ricordano le continue venute, adventus, del Signore. Non ieri, non domani, ma oggi, ora. Dio non sta soltanto in cielo, disinteressandosi di noi e della nostra storia; in realtà Egli è il Dio che viene. Un’attenta meditazione dei testi della liturgia dell’Avvento ci aiuta a prepararci a fare in modo che per noi la sua presenza non passi inosservata.

Per i Padri della Chiesa la “venuta” di Dio – continua e, per così dire, connaturale con la sua stessa natura – si concentra nelle due principali venute di Cristo: quella della sua incarnazione e quella del suo ritorno glorioso alla fine della storia. Il tempo d’Avvento si svolge tra questi due poli. Nei primi giorni si sottolinea l’attesa dell’ultima venuta del Signore alla fine dei tempi. Poi, man mano che si avvicina il Natale, si va facendo strada la memoria dell’avvenimento di Betlemme, nel quale si riconosce la pienezza del tempo. «Per queste due ragioni l’Avvento ci si manifesta come tempo di un’attesa di pietà e di gioia».

Il prefazio I dell’Avvento sintetizza questo duplice motivo: «Al suo primo avvento nell’umiltà della nostra natura umana Egli portò a compimento la promessa antica, e ci aprì la via all’eterna salvezza. Verrà di nuovo nello splendore della gloria, e ci chiamerà a possedere il regno promesso che ora osiamo sperare vigilanti nell’attesa».

Giorni di attesa e di speranza

Un carattere fondamentale dell’Avvento, dunque, è quello dell’attesa; ma un’attesa che il Signore viene a trasformare in speranza. L’esperienza dimostra che noi passiamo la vita nell’attesa: quando siamo bambini vogliamo crescere; durante la gioventù aspiriamo a un grande amore, che ci soddisfi; quando siamo adulti cerchiamo di realizzarci nella professione, il successo determinante per il resto della nostra vita; quando raggiungiamo l’età avanzata aspiriamo al meritato riposo. Eppure, quando queste speranze trovano compimento, o anche quando naufragano, ci rendiamo conto che questo, in realtà, non era tutto. Abbiamo bisogno di una speranza che vada oltre ciò che possiamo immaginare, che ci sorprenda. Così, benché esistano speranze più o meno piccole che giorno dopo giorno ci mantengono in cammino, in realtà, se non ci fosse la grande speranza – quella che nasce dall’Amore che lo Spirito Santo ha riversato nel nostro cuore e aspira a questo Amore –, tutte le altre non basterebbero.

L’Avvento è un invito a domandarci: che cosa aspettiamo? Qual è la nostra speranza? O, meglio ancora, che senso ha il mio presente, il mio oggi e adesso? «Se il tempo non è riempito da un presente dotato di senso – diceva Benedetto XVI – l’attesa rischia di diventare insopportabile; se si aspetta qualcosa, ma in questo momento non c’è nulla, se il presente cioè rimane vuoto, ogni attimo che passa appare esageratamente lungo, e l’attesa si trasforma in un peso troppo grave, perché il futuro rimane del tutto incerto. Quando invece il tempo è dotato di senso, e in ogni istante percepiamo qualcosa di specifico e di valido, allora la gioia dell’attesa rende il presente più prezioso».    (Juan José Silvestre)


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