Dopo l'entrata in vigore dell'Orda celebrandi Matrimonium, che ha restituito una ambientazione schiettamente liturgica alla celebrazione delle nozze, da più parti, regioni e popoli diversi, è stato chiesto alla Sacra Congregazione per il culto divino cosa pensare, nel quadro del rinnovamento liturgico, di alcuni brani musicali, ancor oggi molto adoperati come elementi quasi «tipici» nella cerimonia nuziale.
In particolare vengono indicati: Marcia nuziale di Mendelssohn, Marcia Nuziale di Wagner, Largo di Haen del, Ave Maria di Gounod, Ave Maria di Schubert, Aria di chiesa di Stradella. La Sacra Congregazione ha interrogato in proposito 13 esperti: 9 musicisti e 4 liturgisti, su scala internazionale. Dalle risposte sono emerse alcune indicazioni:
1. In generale gli interpellati hanno espresso parere negativo, non per l'intrinseco valore artistico dei brani, ma perché ritenuti non adatti all'uso liturgico. Accettare senza riserve queste misure significherebbe far perdurare un passato anacronistico.
2. Anche se tali brani musicali con l'uso ed il tempo hanno ottenuto una certa caratterizzazione sacra, è doveroso e necessario favorire melodie e canti non di semplice ascolto, ma di vera partecipazione comunitaria, secondo le norme e lo spirito liturgico.
3. I brani in questione appartengono ormai ad un vecchio repertorio, liturgicamente non funzionale, stilisticamente sorpassato che occorre gradatamente rinnovare.
4. A norma degli articoli 39 e 119 della Costituzione liturgica, e del n. 12 della Istruzione Musicam sacram, spetta alla competente autorità ecclesiastica territoriale - Conferenze episcopali - determinare gli adattamenti dei testi liturgici, entro i limiti stabiliti, specie riguardo alla musica sacra.
5. Più importante di tutto rimane il lavoro di educazione alla nuova mentalità liturgica promossa dalla riforma in corso, per cui la musica e il canto sacro hanno la nobile funzione ministeriale di favorire una celebrazione piena, attiva e comunitaria dei fedeli.
Inoltre singoli vescovi di alcune diocesi italiane sono intervenuti con alcuni documenti relativi alla celebrazione del matrimonio in chiesa, specificando anche comportamenti e ruoli dei vari addetti - fotografo, musicisti, tecnici - e indicando alcune norme circa i canti da preferire o escludere per il rito. Le motivazioni addotte per l'esclusione di alcuni canti e musiche, sono di carattere storico, di opportunità e di non pertinenza al rito; in conclusione: sono canti religiosi, ma non liturgici e le musiche sono state composte per finalità profane.
Come comportarsi? Il discorso canti e musiche va inquadrato nel discorso più ampio del sacramento e del rito che viene preparato e celebrato senza dimenticare le aspettative di sposi, parenti ed amici.
Vanno evitate le due soluzioni estreme: niente strumenti, cantanti solisti e violini vari, ma soltanto l'organo; e l'altra soluzione in cui tutto é permesso e la chiesa viene trasformata in un set televisivo di dubbio gusto.
Per risolvere le questioni, come sempre bisogna partire dal rito, dalla celebrazione, dalla liturgia e formare con catechesi opportune, durante la preparazione, gli sposi e i parenti vari. La celebrazione del matrimonio non può diventare una festa folcloristica o essere trasformata in uno spettacolo profano, assecondando idee strampalate o gusti personali alquanto kitsch.
Quindi si possono suonare e cantare le Ave Maria e gli altri brani ormai entrati nel repertorio classico e diventate segno sonoro e simbolo del matrimonio cristiano? Dopo tutte le premesse e le considerazioni di carattere storico e musicologico, la risposta non può che essere positiva. In questi ultimi anni c'è stato un passa parola da una diocesi all'altra, da un vescovo all'altro che prendevano posizioni negative non supportate da argomentazioni valide di carattere liturgico e pastorale. Si sostiene e si scrive che sono brani proibiti; ma da chi e in quale documento ufficiale della chiesa universale o italiana?
L'unico motivo da addurre è la non pertinenza rituale di tali canti se eseguiti in momenti non adatti. Cantare l'Ave Maria all'offertorio o alla comunione, non risponde a una scelta pertinente, ma eseguirla durante le firme, come omaggio alla Madonna, per quale motivo non dovrebbe essere consentito?
Una sola conclusione: eliminiamo questo equivoco privo di motivazioni, rimuoviamo questo dubbio inconsistente, smettiamola con questo diniego e impegniamoci per rendere questo sacramento più partecipato e più vero.
LE VERSIONI - Parliamo delle due più belle: L’Ave Maria di Schubert «…parla di due innamorati che convivono nel peccato…»; quella di Gounod «…rielabora un preludio di J.S. Bach sfruttato poi da un editore ebreo…».
AVE MARIA DI SCHUBERT - Ora, la musica dell’Ave Maria di Schubert era stata composta per un lied ispirato al poema “La signora del lago” di Sir Walter Scott. Il testo, in lingua tedesca, è l’invocazione di una giovane ragazza esiliata, costretta a vivere in una caverna, perché la Vergine metta fine alle sue sofferenze. Si compone di tre strofe che iniziano e finiscono con le parole ‘Ave Maria’. Per questo motivo, in seguito venne cantata con le testuali parole della preghiera, in lingua latina. Bollare il brano, perché in altri lieder dello stesso ciclo possa manifestarsi una convivenza peccaminosa della protagonista, mi sembra veramente, questo sì, peccaminoso.
AVE MARIA DI GOUNOD - Riguardo all’Ave Maria di Gounod, uomo profondamente cattolico, che fu a un passo dal prendere i voti, si trattava di una melodia per violino, accompagnata da un pianoforte che eseguiva il Preludio n°1 del Clavicembalo ben temperato di Bach; successivamente venne rielaborata per canto e orchestra, anche in questo caso col testo in latino della preghiera. E qui, gli unici che possono scandalizzarsi sono i cultori della musica di Bach, in questo brano umilmente ridotta ad accompagnamento (non rielaborata). Il fatto poi di vietarne l’esecuzione a un matrimonio in chiesa, perché uno dei musicisti era protestante e l’editore ebreo, mi sembra una fastidiosa manifestazione di integralismo, che mal si accorda col pensiero di Benedetto XVI: «…popoli di differenti fedi possano cooperare uno con l’altro per il bene della persona umana…» (dal messaggio inviato, il 3 agosto scorso, al Sacerdote Supremo del Tempio Buddista del Monte Hiei, in Giappone).
Testo in latino della preghiera:
Ave Maria
Gratia plena
Dominus tecum
Benedicta tu in mulieribus
Et benedictus fructus ventris tui Jesus
Sancta Maria
Mater dei
Ora pro nobis pecatoribus
Nunc et in hora mortis nostrae
Luigi Zuntini
15 agosto 2012(ultima modifica: 16 agosto 2012 | 9:51)