Il mio primo interrogativo nasce dall’universo sonoro in cui viviamo quotidianamente. Siamo sommersi dal rumore e da suoni di ogni genere e intensità. Hanno forse torto tante persone che cercano in chiesa un po’ di silenzio?
Certo non si può fare a meno del canto e della musica nella liturgia, è l’anima della liturgia. Ma esiste più che mai il problema di usarli con discernimento.
Vi sono musiche che fanno intendere la Parola di Dio, e altre che la smorzano e la censurano.
Vi sono musiche che introducono al silenzio, e altre che fanno soltanto rumore.
Ma chi decide? E chi sceglie?
Siamo poi così sicuri di quei grandi principi che sento ripetere da 40 anni: la chiesa allontana il popolo e i giovani, se non usa la loro musica quotidiana… la chiesa non è credibile se non utilizza la musica contemporanea.
Ho sempre avuto qualche difficoltà di fronte a questi principi. Ci fanno cadere inesorabilmente nella dicotomia: da una parte, la musica bassa, popolare; dall’altra, la musica alta, dotta.
Nella liturgia mi rifiuto di scegliere l’una, opponendola all’altra.
(J. Gelineau, UL a Paderbon, agosto 1984)